di Giuliano Cazzola
26 LUGLIO 2008
La fretta può giocare dei brutti scherzi, soprattutto quando è il pregiudizio dell'ideologia a metterci lo zampino. Così l'offensiva - scaturita dal profondo Nord contro i ricongiungimenti di cittadini comunitari allo scopo di percepire l'assegno sociale rischia di rivoltarsi contro gli italiani ultra 65enni privi di pensione e di altri redditi.
Durante l'iter legislativo alla Camera al requisito del soggiorno legale (per almeno 5 anni) si sono aggiunti quelli diun'attività lavorativa per almeno un decennio e di un reddito pari all'importo dell'assegno sociale, per almeno un decennio, nel territorio nazionale. Il che non solo snatura il profilo assistenziale dell'assegno sociale (una prestazione che tutela gli anziani indigenti, ai sensi dell'art.38 comma 1 della Costituzione), ma l'inasprimento dei criteri mette in difficoltà anche gli italiani bisognosi di assistenza, dal momento che le regole valevoli per i cittadini comunitari devono essere applicate anche a loro (e viceversa). Sarà il caso, allora, che il Senato corregga questo evidente errore, ripristinando il criterio del soggiorno o della residenza, magari prevedendo periodi più lunghi dei cinque anni inizialmente previsti.Sarà comunque un problema controllare la mobilità delle persone in ambito comunitario. Ma parlare di attività lavorativa continuativa (a fronte della quale vanno pagati i contributi obbligatori) non ha senso quando si tratta, come nel caso dell'assegno sociale, di una prestazione assistenziale. Soprattutto, però, sarebbe il caso di ridimensionare sul piano culturale quando si tratta di stranieri e di immigrazione - degli idola tribus non sempre razionali. Gli immigrati non rubano il lavoro a nessuno, ma nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni che la manodopera italiana rifiuta.
Vi sono interi comparti economici importanti per la nostra vita economica e sociale (sicuramente l'agricoltura, il turismo, le costruzioni, tra qualche anno persino l'industria manifatturiera) che senza l'apporto dell'immigrazione dovrebbero dare forfait per mancanza di addetti disponibili.
Tutto il settore dell'assistenza alle persone (non solo le badanti, ma anche il personale impiegato nelle Istituzioni) è in grado di operare solo grazie agli stranieri.
26 LUGLIO 2008
La fretta può giocare dei brutti scherzi, soprattutto quando è il pregiudizio dell'ideologia a metterci lo zampino. Così l'offensiva - scaturita dal profondo Nord contro i ricongiungimenti di cittadini comunitari allo scopo di percepire l'assegno sociale rischia di rivoltarsi contro gli italiani ultra 65enni privi di pensione e di altri redditi.
Durante l'iter legislativo alla Camera al requisito del soggiorno legale (per almeno 5 anni) si sono aggiunti quelli diun'attività lavorativa per almeno un decennio e di un reddito pari all'importo dell'assegno sociale, per almeno un decennio, nel territorio nazionale. Il che non solo snatura il profilo assistenziale dell'assegno sociale (una prestazione che tutela gli anziani indigenti, ai sensi dell'art.38 comma 1 della Costituzione), ma l'inasprimento dei criteri mette in difficoltà anche gli italiani bisognosi di assistenza, dal momento che le regole valevoli per i cittadini comunitari devono essere applicate anche a loro (e viceversa). Sarà il caso, allora, che il Senato corregga questo evidente errore, ripristinando il criterio del soggiorno o della residenza, magari prevedendo periodi più lunghi dei cinque anni inizialmente previsti.Sarà comunque un problema controllare la mobilità delle persone in ambito comunitario. Ma parlare di attività lavorativa continuativa (a fronte della quale vanno pagati i contributi obbligatori) non ha senso quando si tratta, come nel caso dell'assegno sociale, di una prestazione assistenziale. Soprattutto, però, sarebbe il caso di ridimensionare sul piano culturale quando si tratta di stranieri e di immigrazione - degli idola tribus non sempre razionali. Gli immigrati non rubano il lavoro a nessuno, ma nella stragrande maggioranza dei casi svolgono mansioni che la manodopera italiana rifiuta.
Vi sono interi comparti economici importanti per la nostra vita economica e sociale (sicuramente l'agricoltura, il turismo, le costruzioni, tra qualche anno persino l'industria manifatturiera) che senza l'apporto dell'immigrazione dovrebbero dare forfait per mancanza di addetti disponibili.
Tutto il settore dell'assistenza alle persone (non solo le badanti, ma anche il personale impiegato nelle Istituzioni) è in grado di operare solo grazie agli stranieri.
Tra qualche anno sarà unicamente la possibilità di assumere infermieri stranieri a consentire il funzionamento degli ospedali. Soprattutto, sono tanti i «diversi» che pagano i contributi e le tasse. Nel 2007 i lavoratori stranieri, censiti dall'Inps, erano poco meno di un milione 790mila (contro il milione 476mila dell'anno precedente), con un reddito imponibile superiore a 21 miliardi di euro (erano 18,4 miliardi nel 2006 e 16,7 miliardi nel 2005).
Fonte: Il Sole 24 Ore.
Fonte: Il Sole 24 Ore.
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