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venerdì 18 luglio 2008

L'auto prende fuoco, poliziotti a piedi a Fiumicino con romeno da rimpatriare

ROMA (17 luglio) – Se non fosse accaduto realmente sembrerebbe la sceneggiatura di un film. Due poliziotti a piedi sulla Roma-Fiumicino con un extracomunitario da imbarcare su un volo per la Romania e con la macchina di servizio andata fuoco dalla quale hanno dovuto anche salvare l'immigrato imprigionato dalle portiere autobloccanti. E' accaduto oggi nel primo pomeriggio quando due poliziotti dell'ufficio immigrazione della questura di Firenze hanno visto la loro Fiat Marea, con oltre 200 mila chilometri prendere fuoco, mollandoli per strada. A pochi dall'aeroporto di Fiumicino, dove il romeno sarebbe stato imbarcato per tornarsene in patria, i due poliziotti alla vista delle fiamme sono saltati giù, poi si sono ricordati che le portiere posteriori sono autobloccanti per motivi di sicurezza. Bisognava liberare il romeno (che doveva essere rimpatriato per effetto dele nuove leggi): così hanno sfondato la portiera dell' auto e hanno tirato fuori il malcapitato.

A quel punto, con la macchina che continuava a bruciare e il volo che stava per partire, bisognava agire in fretta. Sembra, ma su questo non ci sono conferme, che il terzetto abbia anche tentato di fare l' autostop: si sarebbe fermata un' auto di un'altra forza di polizia. L'equipaggio, pur avendo ascoltato il racconto dei due poliziotti e aver partecipato emotivamente al problema, si è detto impossibilitato ad aiutarli a causa del regolamento.

Che fare? I tre si sono incamminati verso l' aeroporto dove sono arrivati in tempo per imbarcare il cittadino romeno sul volo per Bucarest Otopeni “Henri Coanda”. Quindi, ai due poliziotti non è restato altro che rientrare a Firenze, ovviamente a loro spese: trenino da Fiumicino per Roma Termini e poi treno per il capoluogo toscano. «Questi sono i grandi strumenti con i quali la polizia di stato è costretta ad andare a lavorare - sottolinea Ficozzi - A fronte di slogan che le varie classi politiche continuano a portare avanti, ci troviamo a rischiare la vita oltre che per il lavoro che facciamo anche per carenze dell' amministrazione dello Stato».
Fonte: Il messaggero

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