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venerdì 17 ottobre 2008

Che ci frega? Noi siamo comunitari, mica stranieri...


Con quella lingua da straniero
16 ottobre 2008 - Nadia Redoglia

Un tempo era il Piave che mormorava 'non passa lo straniero' poi fu la volta di Moustaki e Sinatra che cantavano 'con questa faccia da straniero' e 'stranieri nella notte'. Straniero -termine ricco di umori, onori e amori, d’inquietudini e romanticismi- è assurto a termine ben preciso e inequivocabile, almeno nel nostro Paese: cittadino non appartenente ai paesi UE. Infatti, consultando in web i siti che si occupano di pubblica sicurezza, rilascio documenti, sanità, amministrazione e quant’altro utile alla buona riuscita per esser cittadini soggetti a diritti e doveri, ancorché esseri umani, la differenziazione tra gli uni e gli altri è ben precisa. Sorse qualche problemuccio quando la Romania entrò a farne parte e squisitamente si aggiunse una definizione un po' ibrida,ma d'effetto, ovvero 'cittadini europei' e all’uopo vennero applicate alcune modifiche legislative specie per quelle che identificavano il soggiorno e il servizio d’assistenza sanitaria dei cittadini comunitari, ma nulla che incidesse sul significato e significante dei termini ‘comunitario’ e ‘straniero’ che continuano a mantenere differenze sostanziali notevoli.
La camera dei deputati il 14 ottobre scorso ha approvato la mozione proposta dalla Lega (1-00033 Cota ed altri - 10.10.2008) valida a costituire ‘classi d’inserimento’ volte a che il Governo debba rivedere il sistema d’ accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, prevedendo il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione. Chi non supererà questi esami sarà iscritto appunto in "classi d’inserimento" (in un primo tempo nomate ‘classi ponte’, ma pareva brutto il termine) per lo studio della lingua italiana, classi propedeutiche all'ingresso nelle classi permanenti. Nel testo della mozione, tra l’altro, leggiamo che questa è ‘discriminazione transitoria positiva’, viene perciò spontaneo dedurre che il parlamento italiano perciò autorizzi qualunque cittadino ad arrogarsi la pretesa di poter discriminare positivamente, ci mancano solo i dati per poter stabilire quando e chi può stabilire la positività della discriminazione, ma se del caso lo stabilirà la corte costituzionale se avrà ancora un po’ di tempo visto il gran daffare degli ultimi tempi. Gli oppositori a tale mozione la giudicano ‘discriminatoria’ e basta.

Tornando al contenuto della mozione ci pare il caso di sottolineare che, a parte il termine ‘immigrati’, tutto il contenuto si rivolge solo ed esclusivamente agli ‘stranieri’. Ne consegue che siamo autorizzati a ritenere che l’atto dispositivo non tratti di studenti comunitari, ma solo di quelli extra (definiti ora, appunto, stranieri) dunque si deduce che gli studenti olandesi, polacchi, svedesi e tutti quelli comunque appartenenti agli stati UE comprendano, parlino e scrivano correttamente l’italico idioma. Beati loro! Qui, in Italia, non ci riescono neppure tutti gli indigeni, tant’è che qualche volta la ‘tele’ è costretta a mettere i sottotitoli a coloro che, italiani, si esprimono con linguaggi e/o accenti non proprio identificabili nell’idioma del ‘bel paese là dove 'l si suona’, per non parlare di giovani virgulti, ma maggiorenni, inidonei a compilare una banale autocertificazione ché di fronte a domande del tipo ‘stato civile’ languono perplessi e stendiamo, di grazia, un velo pietoso sulla proprietà dei congiuntivi ché qui il ventaglio s’allarga pure a laureati. Ma che colpe abbiamo noi? Noi siamo comunitari.

Note

Fonte: PeaceLink.

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