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venerdì 31 ottobre 2008

Romania. Al via campagna elettorale, tra scioperi e veleni

Premier attacca presidente: non ha più ruolo del mediatore

Roma, 31 ott. (Apcom-Nuova Europa) - Spiegazioni, quelle del Fondo, che potrebbero avere poca presa sull'opinione dell'uomo comune e dell'elettore che spera di ridurre il distacco con i livelli di vita dell'Europa occidentale nel più breve tempo possibile e vede negli aumenti dei salari un obiettivo prioritario. Si preannuncia, così, una campagna elettorale costellata di comizi e di manifestazioni e di molti scioperi, anche se il presidente Traian Basescu ha chiesto ai lavoratori di non protestare nel corso della campagna elettorale, ma di riservare le proteste a dopo il 30 novembre. In alcuni casi i sindacati hanno parlato anche di sciopero generale e hanno giurato "vendetta" al premier che si oppone agli aumenti.

Da questa diatriba potranno trarre sicuro giovamento il Pdl e il Psd, insieme ai Conservatori (alleati dei socialdemocratici per queste elezioni). Usciti vincitori dalle elezioni europee dello scorso anno, sia i Democraticiliberali che i Socialdemocratici sono in vantaggio in tutti i sondaggi pre-elettorali, mentre il Pnl si piazza soltanto terzo a grande distanza dai primi due.

Un ruolo importante nella "lite" sui salari è stato preso dal presidente Basescu che non perde occasione per attaccare il governo e difendere le scelte sostenute dal Pdl, di cui è leader morale. In diverse occasioni il capo di stato ha mandato frecciate al primo ministro sottolineando l'importanza della riforma dell'Istruzione e della Sanità. Basescu, che ha promulgato la legge sui salari, ha sottolineato che "anche se la riforma ha un costo in denaro oggi, l'obiettivo è di aumentare la qualità dell'istruzione e della salute", una meta che si raggiunge con il tempo e i cui frutti non saranno disponibili subito. I politici romeni, ha criticato Basescu, dovrebbero avere una visione di lungo periodo e non pensare aui risultati immediati.

Ma Tariceanu non ci sta a cedere le armi e nella sua personalissima lotta con il capo di stato, iniziata circa due anni fa, sottolinea la natura non super partes del presidente, che è piuttosto "un giocatore della politica romena che parteggia per il Pdl, alla viglia della campagna elettorale". Basescu, secondo Tariceanu, ha perso la funzione di mediatore. La stessa accusa di ingerenza nella politica romena che aveva portato il capo di stato ad affrontare il voto di impeachment nel maggio dello scorso anno, poi superato con una larga maggioranza dei voti.

Aumenti dei salari, scioperi e battibecchi sono solo all'inizio. Per vincere, comunque, ciascun partito punta su un modello diverso. I Liberali hanno cercato di riunire attorno a sé nomi importanti della politica romena ma anche artisti famosi. I Socialdemocratici e i Conservatori, che hanno ricostituito l'unione che si era rotta dopo le elezioni del 2004, hanno messo in campo le proprie personalità di spicco e contano sull'onda lunga della polemica sui salari.

Il Partito Democraticoliberale senza abbandonare i suoi leader incontrastati, Emil Boc e Theodor Stolojan (rispettivamente presidenti dei due gruppi che si sono fusi nel Pdl), ha cooptato persone nuove nel panorama politico romeno. Il partito nazionalista Grande Romania (Prm) si è distinto per il gran numero di candidate e di professionisti nelle sue liste elettorali, mentre l'Unione democratica dei magiari (Udmr) ha presentato liste complete in tutto il Paese, anche se il suo elettorato è in gran parte formato dalla minoranza ungherese che si concentra nella regione della Transilvania. Una sorpresa potrebbe arrivare, infine, dal partito di Gigi Becali, il discusso uomo d'affari romeno, presidente dello Steau Bucarest, che ha ottenuto consensi nelle amministrative di giugno.

Fonte: Virgilio News.

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