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martedì 21 ottobre 2008

Ipotesi sulla caccia al romeno


20 Ottobre 2008
“Contro i romeni un accordo bipartisan per screditare Bucarest”. Lo rivela in un suo saggio il sociologo Barbagli che aggiunge: “Pd e servizi segreti i più scatenati”. Un articolo per “Tu inviato”.

Clamorose le rivelazioni del sociologo bolognese Marzio Barbagli, riportate all’interno del suo ultimo saggio su “ Immigrazione e criminalità” (edito per i tipi del Mulino), che raccontano di come, subito dopo l’orribile omicidio di Giovanna Reggiani a Roma, gran parte della nomenklatura del Partito Democratico, guidata da un Valter Veltroni scatenatissimo, non si fece alcun scrupolo ad addossare all’ingresso della Romania nell’Unione europea la principale, se non l’unica, ragione dell’aumento del senso d’insicurezza degli italiani.

Anche durante la successiva campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco della capitale, il candidato del cento-sinistra Francesco Rutelli, in modo petulante, continuò ad accusare il governo Berlusconi II dell’aumento della microcriminalità a Roma in quanto il suo governo nel 2002 aveva tolto l’obbligo di visto per i cittadini provenienti da Bucarest.

Ovviamente alla destra securitaria non parve vero che anche la cosiddetta sinistra appoggiava le sue tesi e si scatenò sempre più contro gli immigrati.

“In realtà l’incidenza dei romeni tra gli autori dei più gravi reati consumati nel nostro paese non è così drammatica come invece destra e sinistra vogliono far credere”, scrive Barbagli nel suo saggio.

Il sociologo, politicamente vicino a Romano Prodi e al centrosinistra, continua affermando che sia prima che dopo il 30 ottobre dell’anno scorso, giorno dell’assassinio di Giovanna Reggiani, la percentuale di romeni assassini nel nostro paese non è ne aumentata ne diminuita. La stessa cosa invece non può essere invece detta in riferimento ad alcuni appartenenti della comunità albanese, comunità che invece ha visto crescere nelle proprie fila il numero degli autori di omicidi e ferimenti gravi.

Gli albanesi in maniera molto scaltra, aggiunge poi Barbagli, hanno solamente approfittato del particolare clima di paura che si era diffuso attorno alla comunità romena, in gran parte costituita da gente laboriosa, ed i loro crimini sono passati sotto silenzio”.

Ancora oggi infatti la stragrande maggioranza degli italiani teme molto di più i romeni, vedendoli come il fumo negli occhi, ed è molto più indulgente con albanesi e marocchini.

“Mi accorsi che la criminalità da strada non era una peculiarità solo della gente romena, ma che anzi albanesi e slavi in genere erano forse più pericolosi, ma i maggiorenti della sinistra, allora al governo con Romano Prodi, mi pregarono di tacere - accusa Barbagli - perché altrimenti avrei scatenato un’ondata di razzismo e xenofobia senza precedenti”.

In realtà, come accusano le associazioni presenti nel mondo dell’immigrazione romena in Italia, gli immigrati non romeni erano in gran parte iscritti presso il sindacato di sinistra della Cgil il cui segretario Epifani, collaterale nella sua politica al Pd, temeva di perdere un buon numero di deleghe, cioè di soldi, qualora le maglie per la concessione dei permessi di soggiorno agli extra- comunitari si fossero ristrette.

I lavoratori romeni invece in maggioranza erano iscritti alla più moderata Cisl e dunque potevano benissimo essere colpiti tanto più che alla peggio, in qualità di cittadini comunitari, ci avrebbe pensato Bruxelles a difenderli.

Un vero e proprio piano per screditare Bucarest, dunque, sostenuto anche dalla sinistra di Veltroni e da alcuni settori dei servizi segreti a lui fedeli che ingenerò nel governo romeno e nel Presidente della Repubblica di quel paese, Traian Basescu, la convinzione che l’Italia fosse un paese interamente razzista e che aprì le porte all’attuale governo di centro-destra, guidato da Berlusconi, ed a una situazione di xenofobia diffusa nell’animo della nazione italiana.
di Sergio Bagnoli

Fonte: Inviato speciale.

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