(07/10/08)
Thomas Hammarberg, Commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, in occasione del terzo anno di mandato, ha espresso profonda preoccupazione per la criminalizzazione degli immigrati irregolari che sta pericolosamente prendendo piede in tutta Europa e per gli episodi di xenofobia registrati negli ultimi tempi.
In uno dei suoi ultimi “punti di vista”, il Commissario Hammarberg ha espresso preoccupazione per la politica degli stati europei in materia di immigrazione, una politica che tende a criminalizzare l'ingresso irregolare degli immigrati. “Gli Stati membri hanno un interesse legittimo a controllare le loro frontiere e possono rifiutare l'ingresso e il soggiorno di persone provenienti da 'fuori'. Tuttavia – secondo il Commissario- vi sono accordi internazionali vincolanti sul diritto degli individui di chiedere asilo attraverso procedure eque e basate sui diritti.”La sovranità nazionale e il contrasto dei fenomeni delittuosi in materia di immigrazione non possono comunque legittimare la criminalizzazione degli ingressi irregolari e degli stessi migranti, fenomeno in preoccupante ascesa in tutta Europa. "La criminalizzazione è una misura sproporzionata che supera il legittimo interesse di uno Stato a controllare i propri confini. Criminalizzare gli immigrati irregolari significa di fatto, equipararli ai contrabbandieri o i datori di lavoro che, in molti casi, li hanno sfruttati. Tale politica – prosegue Hammarberg - è causa di ulteriore stigmatizzazione e di emarginazione, la maggior parte dei migranti in realtà contribuisce allo sviluppo degli Stati europei e delle loro società. I reati in materia di immigrazione dovrebbero rimanere reati di natura amministrativa”.Il Commissario europeo per i diritti umani sottolinea inoltre come le politiche adottate da molti paesi per il controllo dei flussi migratori contrasterebbero con i principi del diritto internazionale. Molti tra gli immigrati che non ricevono lo status di rifugiato sono comunque esposti al pericolo in caso di rimpatrio forzato, al pari degli irregolari costretti a vivere nascosti per il timore di essere rimandati nel loro paese di origine, in violazione del principio del “non refoulment” che sancisce il divieto di respingimento verso quei paesi dove la persona rischia la propria incolumità.Hammarberg prosegue ribadendo come “I migranti si trovano sempre più presi di mira e alcuni governi hanno anche fissato quote su quanti dovrebbero essere trovati e deportati attraverso procedure accelerate. E' stato necessario - e importante - chiarire che gli immigrati irregolari hanno diritti umani”. Tra i temi toccati nel suo “punto di vista”, il Commissario ha posto inoltre la sua attenzione sulla previsione in alcuni ordinamenti nazionali del reato di ingresso illegale che può pregiudicare gravemente il diritto del migrante a chiedere l’asilo. “Ci sono due particolari effetti collaterali che gli Stati membri dovrebbero tenere a mente quando pensano di ricorrere al diritto penale al fine di controllare l'immigrazione irregolare. In primo luogo, la questione di gravare eccessivamente sul sistema giudiziario. Nel caso dell’Italia, di recente, ho appreso che i giudici nazionali sono preoccupati per l'introduzione di nuovi reati penali nella legislazione nazionale che avrebbero come oggetto i migranti. Le corti in diversi paesi europei devono affrontare problemi di eccessiva lunghezza dei procedimenti, in violazione dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti umani. In verità, ciò, a sua volta, incoraggia un gran numero di applicazioni dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo. In secondo luogo, la questione di un eccesso di affollamento nelle carceri e centri di detenzione. Categorizzare gli immigrati irregolari come "criminali" in base al diritto nazionale, comporterebbe il loro processo di pre-e post-detenzione. È ben noto, e ne ho testimoniato personalmente, che un certo numero di Stati membri del Consiglio d'Europa si trovano di fronte a un grave problema di sovraffollamento e di disumane e degradanti condizioni nei centri di detenzione e nelle prigioni. Gli stranieri in detenzione amministrativa sono particolarmente vulnerabili a tali abusi di trattamento. In questo contesto, vorrei ribadire la mia profonda preoccupazione per la possibilità di detenzione di migranti irregolari, negli stati dell’UE, per un periodo massimo di 18 mesi. Questa possibilità è prevista dalla Risoluzione legislativa in merito alla“Direttiva sui rimpatri”, che è stata adottata dal Parlamento europeo lo scorso giugno. Questo è stato un errore e un’inadeguata risposta alle urgenti necessità di armonizzare le politiche europee in questo settore. Coloro che prendono decisioni politiche non devono perdere la prospettiva dei diritti umani in questa discussione e dovremmo cercare di formulare una razionale strategia a lungo termine. Tale approccio deve comprendere la necessità dei lavoratori migranti di eseguire il lavoro che i cittadini molto spesso rifiutano di prendere.In altre parole, gli Stati europei devono affrontare la realtà che gli immigrati irregolari lavorano perché il lavoro migrante è richiesto. A titolo di esempio, il settore agricolo nei paesi dell'Europa meridionale è quello in cui i lavoratori migranti irregolari sono stati ampiamente utilizzati. Purtroppo, però, i migranti in questo campo spesso cadono preda di condizioni di lavoro e di vita al di sotto degli standard. La migrazione è un fenomeno sociale che richiede un’azione multi-laterale e intelligente da parte degli Stati. L'immigrazione irregolare è aumentata e ha prosperato non solo a causa del sottosviluppo dei paesi di origine dei migranti. Un'altra causa è la mancanza di chiarezza in materia di procedure e meccanismi che possono rispondere alle esigenze del lavoro attraverso canali di migrazione regolare.”Infine il Commissario ha richiamato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, del 1990 in cui si afferma che chi viola le disposizioni in materia di migrazione, deve esser detenuto separatamente dalle persone che hanno commesso altri tipi di reato o che sono in attesa di giudizio. Decisione che secondo Hammarberg sarebbe stata presa, in sede internazionale, proprio per evitare la criminalizzazione degli immigrati. Non è tuttavia un caso che la Convenzione al momento sia stata ratificata soltanto da quelli stati dai quali hanno origine i flussi migratori e dalla Bosnia-Erzegovina, unico paese europeo ad aver firmato il trattato. Ed è solo partendo dalla ratifica e dall’effettiva attuazione della convenzione che, secondo Hammarberg, può iniziare il percorso per un concreto miglioramento della protezione di tutti i lavoratori migranti e dei diritti fondamentali, quali presupposti irrinunciabili sui quali basare la politica di immigrazione.Il Commissario per i Diritti umani. In occasione del Secondo Vertice di Strasburgo, 10 e 11 ottobre 1997 i Capi di Stato e di governo dei paesi membri del Consiglio d'Europa istituirono un Commissario per i Diritti umani, un’istituzione indipendente che si pone come obiettivo la promozione, la sensibilizzazione e il rispetto dei diritti umani nei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa. Il Commissario lavora per promuovere riforme che migliorino significativamente la tutela dei diritti umani. Il Commissario non ha poteri giurisdizionali, ma può trarre conclusioni e intraprendere iniziative sulla base di informazioni riguardanti violazioni dei diritti umani subite da singoli individui.
Fonte: Programma Integra.
mercoledì 8 ottobre 2008
Consiglio d’Europa. “Sbagliato criminalizzare gli immigrati”
Pubblicato da
Catalina Sava
alle
16:55
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento