In via Nazionale inaugurata la sede per la comunità cattolica di rito latino. Sarà anche residenza per i cappellani e sacerdoti del Paese di Emanuela MicucciInsieme, prima in rumeno poi in italiano. Si alternano nella lettura del Vangelo don Isidor Iacovic, cappellano della comunità cattolica rumena di rito latino, e monsignor Daniele Micheletti, parroco della basilica dei Santi Vitale e Compagni Martiri in Fovea. È il momento più significativo della Messa di inaugurazione domenica pomeriggio – 5 ottobre – della nuova sede della missione con cura d’anime dei rumeni cattolici nella chiesa di via Nazionale.«Abbiamo accolto con gioia – spiega monsignor Micheletti – l’invito del Vicariato ad avviarla nella nostra parrocchia. Superata l’iniziale diffidenza dei parrocchiani, oggi iniziamo l’anno pastorale insieme per realizzare vera comunione e integrazione. Non ci sono più due comunità giustapposte, italiani e rumeni, ma una sola grande comunità cattolica».San Vitale diventa sede per le celebrazioni della comunità rumena (una celebrazione al giorno; due nei festivi alle 10 e alle 16), residenza dei cappellani e dei sacerdoti a Roma per studio e centro delle attività pastorali e caritative. «La domenica abbiamo il catechismo per la preparazione ai sacramenti – racconta don Isidor –, promuoviamo attività per i giovani, organizziamo pellegrinaggi. Le difficoltà sono quelle di tutte le parrocchie».Don Pierpaolo Felicolo, vicedirettore dell’ufficio per la Pastorale dei migranti della diocesi di Roma, sottolinea l’attività del centro d’ascolto, «nato su iniziativa di due laiche per cercare e trovare lavoro, casa, ascoltare le tante necessità, pensiamo ai ricongiungimenti familiari». «Abbiamo iniziato un'attività di carità – aggiunge Veronica, che anima il coro –. Un’italiana organizza il volontariato la domenica in ospedale». L’entusiasmo dei fedeli rumeni per la nuova sede si respira nei canti liturgici, nei balli in abiti tradizionali e nella festa al termine della Messa. «È un appoggio spirituale e materiale – sottolinea Oana Lungli – facilmente raggiungibile. Noi giovani avremo più spazio per incontrarci, fare catechesi».La comunità rumena cattolica nella Capitale, infatti, è composta da circa 5.500 persone, in prevalenza giovani. Una minoranza (8%) rispetto ai rumeni ortodossi. Oltre a San Vitale, si riuniscono nei centri di Grotte Celoni, della Cassia e di Ladispoli. «Siamo poveri ma onesti – insiste Carmen, studentessa lavoratrice a Ottavia –. Anche se a volte ci sono rumeni protagonisti di fatti di cronaca, i rumeni non sono tutti uguali». Lo sottolinea anche il vescovo ausiliare di Iasi in Romania.E il sindaco di Roma Gianni Alemanno ricorda il comune vincolo di appartenenza europea che lega romani e rumeni: «Per me e per tutti i cittadini romani è chiaro che siete nostri fratelli – dichiara –. In passato ci sono stati equivoci ma il nostro obiettivo è di cancellare le ombre. Roma vi accoglie rispettosa della vostra identità. Siete a casa vostra».Accoglienza e integrazione sottolineate da monsignor Ernesto Mandara, vescovo ausiliare del settore centro, che ha presieduto l’Eucarestia. «L’immagine della vigna domina la liturgia di questa domenica – afferma il vescovo –. La vigna siamo noi. Il padrone della vigna è Dio, che ama il suo popolo e ne è geloso perché lo ha scelto e vuole salvaguardarlo dalla dispersione, conservandolo nella verità dell’unica fede. Nella Chiesa, costruita su Dio, allora non esistono differenze». Come unica vigna del Signore, la parrocchia di San Vitale ha iniziato a vivere l’annuncio del Risorto proprio nell’annullamento delle diversità, delle lontananze, delle barriere.
7 ottobre 2008
Fonte: RomaSette.it.
7 ottobre 2008
Fonte: RomaSette.it.
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