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domenica 17 gennaio 2010

Anche l'Amiat parla tante lingue


Approcci diversi a seconda dei Paesi di provenienza: "Puntiamo sui più piccoli per educare i genitori". Campagne diversificate per ogni etnia, cominciando dai bambini
di Erica Di Blasi

L'integrazione passa anche attraverso la raccolta differenziata. «Ormai - spiega Maurizio Magnabosco, ad di Amiat - gli stranieri rappresentano una percentuale elevata della popolazione. E come cittadini hanno anche tutta una serie di diritti e doveri nel campo delle politiche ambientali. Ecco perché abbiamo ritenuto utile educarli a smaltire correttamente i rifiuti: sono una risorsa importante per aumentare la percentuale di raccolta differenziata». E perché il messaggio fosse efficace, Amiat ha studiato una campagna diversificata a seconda delle etnie. Il primo passo è stato un eco-vademecum tradotto in sette lingue, tra cui arabo, cinese, albanese e rumeno: si tratta di una guida semplice, che contiene le principali regole per un corretto smaltimento dei rifiuti. «Il passo successivo - dice Roberto Bergandi, responsabile della comunicazione in Amiat - è stato diffondere la raccolta differenziata tra gli stranieri: così abbiamo realizzato una brochure, con le immagini dei diversi contenitori, tradotta in arabo e rumeno. Abbiamo privilegiato queste due lingue perché sono anche quelle parlate dalle due comunità più presenti sul nostro territorio». Per distribuire l'opuscolo, Amiat ha messo in piedi una squadra di intermediatori culturali. I primi stranieri a essere coinvolti nel progetto sono stati quelli delle circoscrizioni 6 e 3 e dei consultori pediatrici e familiari delle Asl 1 e 2. «A seconda dei Paesi di provenienza - precisa Bergandi - abbiamo adottato approcci diversi.

Per quel che riguarda la comunità romena, ad esempio, ci siamo concentrati sulle donne che svolgono un ruolo importante all'interno della famiglia. Abbiamo poi evitato i luoghi di culto, dove i musulmani non avrebbero gradito essere disturbati, preferendo le zone vicine ai discount, molto frequentate dagli stranieri. Il nostro obiettivo? Sempre lo stesso: educare gli immigrati a una corretta politica ambientale ». Arrivando da culture diverse infatti gli stranieri hanno anche abitudini non sempre corrette in materia di smaltimento dei rifiuti: nell'area mediterranea per esempio è frequente sbarazzarsi dell'immondizia abbandonandola per strada. Più al nord si tende invece a nascondere i rifiuti. La politica di Amiat non si limita comunque solo ai pieghevoli, che vengono distribuiti anche all'ufficio stranieri e nomadi e nei quartieri di San Salvario e Barriera di Milano: molto fa anche l'educazione nelle scuole. «Insegnare ai bambini - conclude Bergandi - è più facile perché non hanno ancora assorbito cattive abitudini sullo smaltimento dei rifiuti. E il messaggio arriverà anche agli adulti: essere sgridati dal proprio figlio per avere gettato male l'immondizia è un monito che farebbe sentire in colpa qualsiasi genitore».
(13 gennaio 2010)

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