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giovedì 21 gennaio 2010

Gassman: «Un teatro di emozioni»


Il debutto del nuovo direttore dello Stabile. «Uno dei miei obiettivi è dare spazio ai giovani» Continua il recupero dei testi veneti del '900. Una sezione di avanguardia

Giorno del debutto in pubblico per Alessandro Gassman, new-entry come direttore del Teatro Stabile del Veneto dopo l’uscita di scena di Luca De Fusco. «Vorrei un teatro che susciti emozioni - ha detto -, che faccia ridere o commuovere, a volte arrabbiare: quando non ci sono queste emozioni vuol dire che c’è qualcosa che non funziona; un teatro fatto male è il posto più brutto del mondo, quello fatto bene può essere un viaggio straordinario ed entusiasmante». Tante le idee e i progetti sul tavolo che si affiancano a quelli esistenti e che «vogliono portare un respiro di novità all’interno di un organismo che deve stare al passo con i tempi e anche con le richieste provenienti dal territorio». Ed è proprio nell’ottica della valorizzazione dell’identità teatrale regionale che Gassman ha manifestato l’intenzione di portare avanti per la prossima stagione 2010-11 il progetto di recupero di testi veneti del ’900, giunto ormai al suo quarto anno, probabilmente con Sior Tita Paron di Gino Rocca, e di affiancarvi una scrittura contemporanea prodotta nella nostra regione, quella di Wordstar(s) del drammaturgo vicentino Vitaliano Trevisan, dove tra il grottesco e il tragico si descrive l’ultima giornata di vita di Samuel Beckett. Ma non dovremo aspettare tanto per vedere all’opera sul palcoscenico Gassman, impegnato nel doppio ruolo di regista e protagonista in Roman e il suo Cucciolo di Reinaldo Povod, uno spettacolo in corso d’opera che arriverà a Padova e poi a Venezia a partire dal 6 aprile prossimo. «È un testo - afferma il nuovo direttore - attraverso il quale realizzo uno dei miei obiettivi primari, quello di dare spazio ai giovani; in questo caso offrendo la possibilità a un neo-diplomato di confrontarsi con un ruolo di coprotagonista in uno spettacolo intenso e ricco di spunti di riflessione».

È la storia di un rapporto toccante e per molti aspetti crudo tra un padre, un immigrato rumeno, e un figlio, all’interno di una comunità condannata all’emarginazione. «Si toccano problematiche sociali di attualità - continua Gassman - attraverso le quali daremo vita ad importanti iniziative di carattere culturale e sociale sul tema dell’integrazione d’intesa con Amnesty International, così come ho già fatto con il mio precedente spettacolo, La parola ai giurati. Di particolare interesse si prospetta anche l’Immanuel Kant di Thomas Bernhard, uno spettacolo che debutterà a giugno nell’ambito del Napoli Teatro Festival. In scena, Carlo Cecchi e Marina Confalone. «Io nasco attore, prima che regista, ed è logico che punti molto sul carisma di grandi interpreti, capaci di emozionare il pubblico. Ho così chiamato attrici straordinarie, come Maria Paiato per l’Erodiade di Giovanni Testori, con la regia di Pierpaolo Sepe, che verrà presentato a settembre nel 63o Ciclo di Spettacoli Classici del Teatro Olimpico di Vicenza, ed Elisabetta Pozzi per

Tutto su mia Madre, l’adattamento teatrale del film di Pedro Almodovar. Voglio proporre spettacoli che non debbano sottostare alla logica degli scambi per circuitare: una pratica, questa, che danneggia il teatro». Tra le novità assolute, c’è la programmazione «InOff», destinata a spettacoli di innovazione, sia al Verdi di Padova che al Goldoni di Venezia, dove è prevista in futuro la creazione di uno spazio ad hoc, e l’iniziativa «La Mostra del Cinema a Teatro», una serie di appuntamenti con noti attori teatrali, protagonisti di film in concorso alla 67esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che daranno testimonianza della loro duplice esperienza artistica. Quanto alla formazione delle «nuove generazioni», si continuerà con il progetto «Il Teatro per l’Università», realizzato in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, e si vareranno nuove iniziative per incoraggiare la scrittura di drammaturgia contemporanea.

Caterina Barone

Fonte: Corriere del Veneto

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