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domenica 10 gennaio 2010

L'hacker corteggiato da polizia e magistrati


La storia del genio romeno che ha scontato due anni di carcere, studia Ingegneria, ma non può lavorare per la giustizia

MILANO
Quando lo arrestarono, gli dissero in faccia che era solo un ladro, un ladro romeno. Ma Gabriel Bogdan Ionesco, ventidue anni di Craiova, agli arresti domiciliari a Como per scontare gli ultimi sei mesi di detenzione, è molto di più. È una perfetta mente matematica, una macchina algoritmica, uno che ci mette un niente a solleticare i segreti alfanumerici della Rete. Era un pirata informatico, è un genio che solo il provincialismo di questo Paese tiene ai margini come un reietto, per quel suo peccatuccio giudiziario che deve ancora scontare fino in fondo. «Una società informatica che collabora con la polizia e la magistratura di Como per dare la caccia agli hacker e ai pedofili che infettano Internet, stava per assumerlo. Le hanno fatto sapere che non si può, vista la fedina penale», allarga le braccia più che sconsolato l’avvocato Pierpaolo Livio.

Sul piatto della bilancia di questa giustizia rigorosa, pesa ancora la storia cominciata da Gabriel per gioco e finita con un mandato di cattura europeo e una condanna a tre anni e due mesi di carcere. Era una truffa internazionale come tante che affollano Internet. Era la storia di una banda che violava le password di alcuni conti correnti postali. E Gabriel per cinquemila miseri euro, aveva offerto il suo genio e in un paio di bit aveva messo a punto il programma per scassinare i siti protetti. Tecnicamente, un furto informatico. Che fa di questo ventiduenne un ladro matricolato, ancorché geniale e in guanti asettici. Lo prendono in Romania. Lo estradano in un niente. Gabriel finisce nel carcere del Bassone a Como dove gli altri detenuti, i primi a capire che c’è del genio anche nel lato oscuro della vita, lo battezzano «O’ professore» anche se ha ventidue anni e la faccia per bene.

Il meglio arriva adesso per Gabriel. Intanto le autorità della Romania lo rivorrebbero indietro. Mica per metterlo in un altro carcere. Solo per riparare a quella estradizione a cui difficilmente avrebbero potuto dire di no. Figlio di due stimatissimi ingegneri, un fratello che macina algoritmi come lui, Gabriel ha un passato di campione nazionale di matematica e un futuro goloso ancora tutto da scrivere. Poi lo vorrebbero negli Stati Uniti, dove i guru della Silicon Valley che vanno in pensione a trent’anni dopo aver rivoluzionato la tecnologia e un bel po’ della nostra vita e soprattutto guadagnato qualche trilione di dollari, mica se lo farebbero scappare uno come lui. Ma Gabriel non ha il passaporto, gli mancano sei mesi di detenzione domiciliare, e allora si gode questo freddo inverno, in attesa dell’estate dove inizierà a mietere successi e perché no un bel po’ di dollaroni.

Tanto per non perdere l’allenamento, si è infilato al Politecnico di Milano, facoltà di Ingegneria, primo assoluto nei test di ammissione. In un paio di mesi ha passato Elementi di Informatica con 30 e lode, Fisica con 30 e lode, Analisi matematica solo 30 perché per far prima, alcuni algoritmi li ha svolti a mente e non li ha trascritti sul foglio protocollo, obsoleto retaggio di una civiltà che Gabriel e quelli come lui stanno scardinando a colpi di maglio informatico. «Un genio. Uno come lui nasce ogni cento anni», dicono i suoi docenti, che la prima volta lo hanno visto in manette.

Se a qualcuno venisse il dubbio che Gabriel sia uno di quei geni un po’ secchioni incapace, tanto per dire, di guardare una ragazza negli occhi, se lo tolga dalla testa. Anche a lui piacciono la musica rock, l’Inter di Chivu, le ragazze, non necessariamente in questo ordine stretto.

In attesa di scontare la pena e dire bye bye al Belpaese, il piccolo genio fa qualche lavoretto per tirare su i soldi del biglietto aereo verso gli Stati Uniti e magari garantirsi un primo comodo soggiorno. Una società elettronica comasca che da tre mesi cercava di neutralizzare un baco informatico in un costosissimo software con i suoi più preparati ingegneri, si è rivolta a lui per disperazione. Gabriel si è impegnato e in una settimana ha debellato il baco, oliato il software e fatto girare alla perfezione le rotelle elettroniche dell’ingranaggio.

Una azienda di domotica dopo aver letto la sua storia, lo ha convocato per elaborare la parte tecnologica di alcuni lussuosi yacht. L’azienda sta allestendo anche una megabarca per il presidente russo Vladimir Putin. Magari Gabriel potrebbe metterci mano, tanto all’ex agente del Kgb salito fino al Cremlino, interessa molto poco che il genio che gli farà solcare gli oceani in sicurezza sia un ex galeotto. Si mormora che pure alcune forze dell’ordine italiane, si sarebbero interessate con discrezione per avere, almeno per un paio d’ore, la consulenza del giovanissimo genio purtroppo pregiudicato. Ma poi se n’è fatto nulla. La legge è legge. E si sa che quella è cieca e guarda in faccia nessuno.

Fonte: La Stanpa

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