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domenica 31 gennaio 2010

Romeno bruciato vivo. Sfilano dieci testimoni


OMICIDIO A CAVAION. Seconda udienza del processo all'imprenditore accusato del delitto. Era stato indotto a stipulare una polizza vita perché gli avevano detto che altrimenti avrebbe perso il posto di lavoro
26/01/2010
I fiori deposti dove fu bruciato il romeno

«Ma se parlo, mi metteranno sui giornali?». Era il pomeriggio del 9 giugno 2008. Caterina Nervo era stata portata in caserma dai carabinieri di Caprino perchè sospettata di essere la responsabile insieme al convivente Valerio Tancredi Volpe dell'omicidio di Adrian Cosmin, bruciato vivo dopo essere stato narcotizzato nella casa della coppia. Una volta capito di essere incastrata, ha chiesto agli inquirenti se sarebbe mai finita su giornali se avesse confessato.
È uno dei particolari emersi durante la seconda udienza, celebratasi ieri, nel processo per l'omicidio del romeno, avvenuto in località Montean di Cavaion il 6 giugno 2008. Cosmin fu ucciso per incassare la polizza vita di 900mila euro stipulata dalla coppia di Vigasio pochi giorni prima che lui morisse. «Gli avevano detto che era obbligatorio farla altrimenti avrebbe perso il lavoro», ha rivelato ieri in aula il padre di Adrian, Ioan Cosmin.
La corte d'assise ha ascoltato una decina di testimoni e, alla fine, ha rinviato il processo all'8 febbraio. Sul banco degli imputati, siede Valerio Tancredi Volpe, 36 anni, in carcere dal 9 giugno 2008 con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili e abbietti motivi e dall'aver agito con crudeltà. Il pugliese deve rispondere anche di tentato omicidio di un altro romeno Adrian Sorin Sabau e di falso atto pubblico per aver firmato un'altra polizza vita fasulla a nome dell'ex socio, Massimiliano Rimondi. La moglie, Caterina Nervo, 33 anni, agli arresti domiciliari nella casa di Fiorenzuola D'Arda nel Piacentino, ha risolto già i suoi conti con la giustizia in primo grado con la condanna a vent'anni, letta il 24 settembre dal gup Monica Sarti. L'udienza di ieri doveva partire dalla sua deposizione ma la donna, madre di un bimbo nato 8 mesi prima dell'omicidio, si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Il suo interrogatorio, reso con la forma dell'incidente probatorio il 12 maggio 2009, però, è già inserito nel fascicolo processuale anche se i difensori di Nervo, gli avvocati Michele Cianci e Giovanni Chincarini, ritengono quel verbale inutilizzabile nel processo per questioni procedurali. Sono rimasti in aula fino alla conclusione dell'udienza, avvenuta alle 17.15, i genitori di Adrian Cosmin, assistiti dagli avvocati di parte civile Paola Malavolta e Marta Pasquato. L'avvocato Claudio Bonardi assiste Rimondi. Il racconto di Adrian Sorin Sabau, 33 anni, ha rappresentato il momento clou dell'udienza di ieri. La sera del 29 maggio 2008, una settimana prima dell'omicidio, fu chiamato dal Volpe.
L'autista, ex dipendente dell'imputato, avanzava soldi dall'imprenditore che gli aveva garantito di pagarlo quella sera. Dovevano, però, andare a trovare un'altra persona che a sua volta doveva dei soldi a Volpe. È iniziato così un tour in auto prima in montagna a Cerna poi a Montean di Cavaion dove una settimana dopo sarebbe andata a fuoco la Rover di Cosmin. Proprio lì, Sabau una volta giratosi verso il sedile posteriore dove stava seduto il Volpe, si è accorto che indossava un paio di guanti in lattice blu. «Ho preso paura», ha detto ieri il Sabau, «mai avrei pensato che volesse uccidermi. Pensavo che volesse portarmi via l'auto».
Alla fine, è riuscito a fuggire, lasciando il Volpe all'autogrill di Affi dove c'era la moglie che durante tutta la serata, aveva seguito i due in auto con il bimbo sul seggiolino. GP.CH.

Fonte: L'Arena.

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